Nietzsche, Friedrich, Su verità e menzogna in senso extramorale, in Opere, a cura di G. Colli e M. Montinari, vol. III/2, trad. it. di G. Colli, Adelphi, Milano 1980.
«(...) In che modo insensato e arbitrario si sia atteggiato l’intelletto umano nella natura (...)». Dopo poche righe si apre così l’opera Su verità e menzogna in senso extramorale di Friedrich Nietzsche, che già dalle prime battute demolisce il valore e il potere della conoscenza umana come unica verità oggettiva, possibile e centrale rispetto al tutto. L’intelletto è uno «strumento ausiliario» concesso all’uomo, «creatura infelice e fragile», la cui presenza nell’universo conta qualche istante, per provvedere alla propria auto-conservazione: ciò che si presenta all’uomo come “verità” che lo danneggia, egli la rifiuta, la nega e la nasconde. Gli effetti che l’intelletto produce sono quindi, l’inganno, la simulazione e l’errore, ed è da questi che gli esseri fragili ricavano le proprie forze «visto che a loro è negato di condurre la battaglia per l’esistenza con le corna e con i morsi laceranti degli animali feroci». Dalla simulazione, dalla falsità, dalle convenzioni che nascondono le “verità”, dal mascherarsi, dal «parlare dietro le spalle», l’uomo fa sue l’abitudine e la disposizione a vivere nell’inganno e ad essere una creatura piccola e meschina. Da quest’uomo la “verità”, che crede - orgoglioso e vanitoso - di possedere, non può essere nient’altro che menzogna.
La coppia concettuale verità e menzogna è uno dei punti cardine che il filosofo affronta nell'opera: la verità, come la menzogna, si dice con le parole, ma non può essere il linguaggio, strumento convenzionale utilizzato nella comunicazione fra gli uomini, l’espressione oggettivamente veritiera della realtà e dell’universo intero. Quello che l’uomo descrive con i segni, non può corrispondere alla “verità” delle cose, i segni non sono mezzi per conoscere e significare la natura, ma sono solo modi per tradurre la cosa in sé in immagine, la parola scritta o pensata, e poi ancora in suono, la parola detta. Nell'articolo "La verità in Nietzsche" di Cristian Fuschetto, (Il Giardino dei Pensieri - Studi di storia della Filosofia, Ottobre 2001) sono riassunti chiaramente i due momenti di indagine del concetto nietzscheano di verità: il primo è affrontato nella prospettiva gnoseologica, in cui, però, l'indagine per questa via non può trovare sbocchi plausibili; successivamente è esposto l'unico campo d'indagine possibile, quello genealogico.
La riflessione sulla genesi della verità porta Nietzsche ad una lunga riflessione morale, essa è necessaria per evitare i danni che l'inganno porta con sé, il valore della verità non sta nella corrispondenza con la realtà, ma nell'essere necessaria e utile all'uomo per vivere.
Secondo il Fuschetto la risposta alla domanda "che cos'è la verità?" porta Nietzsche a sviluppare e ad articolare i principi fondamentali del suo pensiero, che diviene, inoltre, il collegamento e la chiave di lettura chiarificatrice di tutte le sue dottrine. Il punto nodale dello scritto Su verità e menzogna è l'annullamento del concetto di verità come qualcosa di oggettivo: realtà e linguaggio non comunicano, perciò la descrizione delle cose della natura che esperiamo, non può essere oggetto di conoscenza. Nietzsche, anzi, sostiene che l'aspetto gnoseologico della verità, dato appunto dall'aderenza tra la cosa e la sua conoscenza, può essere solo utopico e quindi ingannevole, perciò è necessario non domandarsi "che cosa sia la verità", ma "da dove viene la verità?" e "perché è necessaria la verità?"; in questo senso l'analisi può proseguire, ossia, può andare oltre solo da un punto di vista funzionale: la verità «è uno strumento di conservazione dell'individuo».
mi sto interessando anche io ultimamenta a questo scritto di nietzche...fantastico.
RispondiEliminama vorrei dei chiarimenti......
in che senso la verità e la menzogna sono extramorali? perchè "extramorali"? in che modo "toccano" la morale?
mm....
puoi scrivere anche qui.....aggiungere un commento....verrò a leggere subito!!!ti ringrazio! davvero!
-Alessandra
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