mercoledì 8 marzo 2006

Alkahest

[…]
Sembra che sui sensi degli uomini sia stato versato un alkahest*. I loro desideri, i loro pensieri sembrano consolidarsi solo per un attimo. In questo modo si originano i loro presentimenti ma, dopo poco tempo, ai loro sguardi tutto è di nuovo fluido come prima.
[…]
È già una grande conquista se la tensione nel comprendere la natura nella sua globalità si nobilita trasformandosi in anelito, nell’anelito delicato e mite che accetta volentieri quell’essere estraneo e freddo pur potendo contare solo in futuro su un rapporto più confidenziale.
[…]
Nessun senso deve rimanere assopito e, anche se non tutti sono ugualmente desti, devono comunque essere tutti stimolati e non repressi o infiacchiti.
[…]
All’infinito sarà sempre più in accordo con se stesso e con la sua creazione intorno a sé e vedrà avanzare, ad ogni passo sempre più chiara, l’eterna azione universale di un alto ordine morale del mondo […].

Novalis, I discepoli di Sais, (a cura di A. Reale), Bompiani, Milano 2001

* nota del testo, Novalis, I discepoli di Sais, op. cit., p. 210.
Il termine “alkahest” è stato utilizzato per la prima volta da Paracelso che lo ha mutuato dai testi arabi di alchimia; […]. Verso la metà del Seicento il paracelsita belga van Helmont riprende il termine e attribuisce all’alkahest poteri meravigliosi quali quello di sciogliere qualsiasi corpo solido trasformandolo in liquido.


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